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T7 Rally by GPMucci for Team Kapriony


Le moto per i rally sono la massima espressione del fuoristrada, mezzi che nascono per sopportare fatiche e sollecitazioni che nessuna moto vivrà mai nelle sua vita quindi costruite con la l'obiettivo di essere resistenti ma anche perfomanti. Ma spesso contrariamente a quanto si pensi queste moto non esco dalla factory ufficiali ma sono opera di incredibili artigiani che lavorano nell'ombra, la storia delle competizioni a 2 ruote è pieno di questi esempi.




Quella che vedete in foto è la Yamaha T7 che è stata creato da Gian Paolo Mucci per il Team Kapriony  dopo tanti anni e successi con KTM, nelle competizioni africane, ha deciso di aprire un progetto parallelo alla 990 "Frusta", senza abbandonarlo, per esplorare strade e orizzonti mai provati… non è forse questo lo spirito dei rally? 


La T7 ha suscitato sin dalla sua presentazione grande interesse nel pubblico, una moto che ha avuto un lungo processo creativo ma che alla fine per motivi di marketing ha peso un pò di quella sua vena da Adventur, quindi per poterla adattare ai rally aveva bisogno di un lavoro profondo e attento.

 
Per arrivare a un risultato del genere bisogna avere delle competenze tecniche a manuali davvero poco comuni, ogni elemento dive essere progettato e realizzato in funzione del suo utilizzo, il tutto dando un aspetto armonioso.


Abbiamo intervistato Gian Paolo alla fine del suo lavoro, per conoscere il suo modo di lavorare e i segreti di questo ambizioso progetto e di questo lo ringraziamo per averci svelato alcuni segreti.

"Allora, questo lavoro l'ho eseguito per il Team Kapriony che negli ultimi 6 anni sta correndo competizioni africane con le bicilindriche. Io gli preparai la prima moto, che era una 990, gli indicai il pazzo che gli poteva fare la seconda ( Gessi) ed ho continuato ad aiutarli con un pò tutte le moto, anche se non le ho più fatte interamente. Da allora abbiamo fatto un sacco di esperienza che continuiamo a condividere.


Su questa T7 il Team è già intervenuto riprogettando la piastra di sterzo, montandole sospensioni con 300mm di escursione, un Mupo al posteriore modificato da Air Tender ed una forcella interamente ad aria all'avantreno, con la quale il Team ha già molta esperienza.
La piastra superiore è ad ala di gabbiano e permette di sfilare la forcella di 30mm per stravolgere l’assetto della moto sulle piste sabbiose. 
Su questa moto poi SC Project ha fatto tutti gli esperimenti del caso creando questo scarico completo in titanio che le fa guadagnare, da solo 8 CV.


In questi casi la cosa che io faccio è stabilire i punti cardine del lavoro, i punti importanti, ovvero gli scopi da raggiungere e poi battezzo le importanze relative, che in caso di conflitti di progetto ti fanno scegliere un obiettivo e trascurare un altro.
Ad esempio tra una saldatura bellissima e minimale ed un cordone un po' robusto se devi scegliere si sceglie il secondo.
Diciamo subito che questa preparazione è destinata alle maratone Africane che sono davvero massacranti.


Ti devi immaginare una dozzina di giorni che anziché vivere normalmente li passi in sella a tutto gas tra pietraie dure, piste di sabbia, sabbia della consistenza di borotalco che in Italia non abbiamo mai visto per percorrenze che tra prova speciale e trasferimenti possono arrivare ai mille km di fuoristrada al giorno e per otto, dodici, quindici ore in sella. 
Insomma questi mezzi si devono sorbire una Milano Bari off road a tutto gas tutti i giorni per due settimane con sollecitazioni che un mezzo usuale non vedrà in tutta la vita. 


Quindi bisogna considerare la lunghezza delle tappe, considerare quanto consumerà la moto in quelle condizioni, darle abbastanza capienza di serbatoi, pensare che la moto deve rimanere quanto più stabile e maneggevole possibile, offrire ampio movimento in sella, posizionare una torretta porta strumenti (assai pesanti) che sia comodamente leggibile per il pilota e robusta. Devi immaginarti che la moto cadrà, scivolerà su rocce e pietre e che la dovrai sollevare da solo quando sarai esausto. Le tappe possono finire al buio in zone dove è meglio vederci perché sei da solo nel nulla e quindi devi avere un impianto di illuminazione reale e che faccia luce sul serio.
Così devi creare una moto che abbia addosso almeno 32/35 litri di benzina, che sia più leggera possibile sia per guidarla ma anche per sollevarla dopo le cadute,  che non sia scomoda né da guidare né da sollevare da terra e che sia velocemente smontabile per la manutenzione giornaliera.


E poi una dote fondamentale su qualsiasi cosa che io faccia. 
Mi deve piacere.
Perché io sogno un mondo più bello e mi do da fare con le mie piccole azioni quotidiane per realizzarlo.
Ovvio, sono i miei gusti, che tendono a preferire i muscoli di un atleta 


Quindi, su questa T7 ho tolto tutto quello che era inutile, per contenere i pesi entro gli assi ruota ho tagliato il telaio in ferro posteriore e costruito un telaio scatolato in alluminio che pesa meno della metà dell’originale ed è fatto come mi serviva per piazzare i serbatoi dietro.


La torretta della T7 è assai robusta e lavora assieme ad un composito di plastica e vetroresina, ma è posizionata troppo indietro sulla moto per i gusti del nostro pilota e forse non è in grado di reggere tutti i pesi per questo stressante lavoro. Quindi, dopo aver aggiunto un punto di fissaggio sul telaio ho realizzato questo mostruoso muso che ricorda un misto tra un pesce e un alieno che è posizionato esattamente dove doveva.


Ho cercato di bilanciare l’inevitabile incremento di peso di carburante posizionando la benzina più in basso possibile. 
Ora la benzina è spostata in basso di circa 50 cm rispetto alla moto di serie.
I dieci litri che mi mancavano li ho messi dietro nei serbatoietti che Paolo Caprioni ha modellato in un blocco di poliuretano e io ho realizzato in alluminio. 
Non mi piacevano ma devo dire che sono stupendi.


La moto dietro finisce 15 cm prima dell’asse ruota, per evitare inutili imbardamenti ed aiutare la moto a rientrare dalle inevitabili sbandate. Oltre i serbatoi c’è solamente un parafanghino Yamaha in plastica.
In sella il pilota può posizionarsi più avanti di circa 15 cm se la guida del momento lo necessita.


La cassa filtro l’ho realizzata un po' più grande dell’originale spostata più in alto per poter stringere il telaio sottosella dove l’air box originale è piazzato.
Una particolarità è che in meno di un minuto e con due chiavi a tubo svitando 8 viti comode comode la moto rimane nuda a telaio mentre per pulire il filtro aria non c’è da smontare nulla se non la cover del filtro.


Il risparmio di peso complessivo rispetto alla già leggera T7 standard è di 20 kg, qualcosa si può ancora limare facendo alcuni dettagli da capo ed in carbonio, come il paracoppa che è robustissimo ma pesa anche quasi 3 kg.

Come ogni progetto che si sente un po come una propria creatura anche Gian Paolo ha voluto dare un nome a questa moto, battezzandola Olivia Covid ...si perchè questa è stata completata in questo periodo di lockdown. 


1 comment

  1. Per me la moto così è finita. Anche se so che la storpieranno con i soliti orribili adesivi :-)

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