Scugnizzo is back | Honda NX 650 Flat Track

Guarda quel sorriso: non è semplice gioia, è un inno alla resilienza e alla passione.

La luce che spazza via l'ombra lunga di un grave incidente. È la felicità cruda e gloriosa di chi ha affrontato il buio e, oggi, si riprende il suo sole.

Tra le mani, la sua fedele Honda – più di un mezzo, è la custode della sua storia, l'inizio, il presente, e il futuro. Rinata e migliorata, come lui. È la stretta di mano dopo una lunga assenza. È il sorriso rilassato di chi ritrova il suo posto nel mondo, che è proprio lì, in sella. 

Questa non è "La Felicità", è la sua Rivincita. È l'istante in cui il cuore torna a battere al ritmo del motore, circondato dalla fratellanza che ha tenuto la fiamma accesa. La polvere che si solleva, il sole basso che taglia la scena come una lama d’oro, e lui che torna a domare la pista. È un ritorno alla vita.

Ogni granello di sabbia sollevato dalla ruota è il passato lasciato alle spalle, è l'energia spesa per superare l'ostacolo.

Questa non è solo una foto di una moto, è la prova che la visione di uno, unita all'arte di due maestri, diventa realtà. Guardate: c'è il nostro amico, al centro, il sorriso che non mente e che dice "Ci siamo riusciti!", fasciato nella tuta che sa di benzina e polvere, poggiato sulla sua rinata Honda NX 650 Flat Track.

E poi ci sono loro, i pilastri: Massimo sulla sinistra, il mago che ha dato forma e leggerezza all'alluminio, e Claudio, l'esperienza fatta persona, che ha infuso il cuore e l'anima nel motore. Sono i due architetti di questo capolavoro su due ruote, la dimostrazione che i sogni si realizzano non da soli, ma con le mani giuste e la competenza vera.

Al centro pulsa il monocilindrico Honda 650, un motore che incarna la robustezza indomita degli anni d'oro, qui riportato al suo splendore per gridare ancora. Con i suoi carter colore bronzo che spiaano e danno un immagine ancor piu racing

L'estetica è pura Flat Track da battaglia: il telaio è stato finemente modificato specie nella realizzazione del telaietto posteriore, ma la trasformazione è evidente nei dettagli chiave. Si nota la cura quasi artigianale nel serbatoio e nella sella monopezzo, scolpiti per l'ergonomia aggressiva richiesta dalla disciplina.

La sezione ruote è un inno alla performance su sterrato: cerchi dorati da 19 a raggi della Kineo avvolti da pneumatici tassellati specifici per il Flat Track, pronti a trovare aderenza dove gli altri slittano. L'impianto frenante è stato semplificato ed essenzializzato, un dettaglio che testimonia la sua destinazione d'uso: controllo e scivolata, non frenata disperata.

Infine, il dettaglio scultoreo dello scarico . Il collettore snodato, realizzato con maestria dall'alluminio, si conclude in un terminale SC Project che non è solo funzionale, ma è il sigillo acustico del suo ritorno, capace di trasformare il respiro del motore nel suo ruggito vittorioso.

È la tradizione meccanica che incontra la leggerezza moderna, pronta a domare la polvere.

Questa non è una semplice tuta appesa; è l'armatura che racchiude tutta la sua storia, un ponte perfetto tra il passato glorioso e la nuova, potente partenza.

Guarda i colori: bianco, rosso e blu, un classico che grida velocità e tradizione – il sapore inconfondibile del vintage ma con la protezione e la tecnologia di oggi. È come se il tempo si fosse piegato per vestire il suo coraggio.

Sulla schiena, il 48 stampato a fuoco, un numero che ora, dopo tutto quello che ha passato, non è solo un'identità, ma un simbolo di resilienza.

Ma il vero cuore è nei dettagli: lo slogan irriverente sulla gamba, "Go fast, turn left, fuck brake!", e il nome Rocket Garage sugli avambracci. Questi non sono semplici loghi; sono i talismani della squadra, la fratellanza che ha messo insieme i pezzi, meccanici e umani, per rimetterlo in sella.

La tuta è vuota, ma ha più presenza che mai. Sta aspettando di essere indossata per trasformare i ricordi e le promesse in nuovi, incredibili chilometri di fuoco e polvere. Il 48 è tornato, ed è vestito per vincere.

Bentornato in sella, fratello. La pista ti aspetta.

Photo by Chris Fussi