BB Porsche Turbo Targa Rainbow, 1976. Created by Rainer Buchmann and painted in the rainbow colours of Polaroid, the Targa Rainbow was presented at the Photokina fair in 1976
Il tuner tedesco Rainer Buchmann è noto tra gli anni '70 e la metà degli anni '80 per aver proposto elaborazioni molto particolari su automobili prevalentemente di produzione tedesca.
Definire Buchmann un semplice tuner è comunque riduttivo, vista la carica innovativa e l'alta qualità d'esecuzione che hanno sempre caratterizzato questo vero e proprio piccolo costruttore mitteleuropeo. Gli inizi sono da far risalire al 1973, anno in cui i fratelli Rainer e Dieter Buchamnn fondano la BB. Dopo pochi anni di attività la clientela è costituita da nababbi che vivono nel deserto in copie della reggia di Versailles, insoddisfatti ed annoiati dalle finiture e dalle prestazioni delle proprie Porsche e Mercedes. Già a metà anni '70 iniziano le prime personalizzazioni sportive su BMW e Mercedes, per poi passare nel 1976 alla prima vera e propria realizzazione originale: la Porsche 911 Turbo Targa, vero cavallo di battaglia della BB, che debutta sul mercato ben dieci anni prima della versione "ufficiale" proposta dalla casa di Stoccarda.
Una di queste 911 Turbo Targa veste la sgargiante livrea argento con strisce ornamentali multicolore sulle fiancate, sui cofani anteriore e posteriore e sul roll-bar, che riprendono i colori del logo della Polaroid, scelta fatta da Buchmann in accordo con il produttore di materiale ottico. Questo gli permette, vero e proprio colpo di genio del marketing, di esporre l’automobile presso lo stand della Polaroid in varie fiere di settore. La 911 viene allestita per l'edizione 1976 di Photokina, svoltasi a Colonia, per il lancio di una nuova fotocamera istantanea del marchio statunitense. La particolare livrea le vale il nome di Regenbogen in tedesco o rainbow in inglese, vale a dire arcobaleno. Per la simbologia dei nativi americani l'arcobaleno simboleggia una sopravvivenza di successo.
La realizzazione della 911 Rainbow è parecchio complessa; prevede l’irrigidimento del pianale per sopportare la potenza del nuovo motore turbo di 3 litri della 911/930 turbo 3.0 coupé, che con l'aumento della cavalleria a disposizione tende a flettersi a causa della mancanza del tetto, compromettendo la tenuta di strada. Nel 1976 Porsche decide di non seguire questa via, ritenendo la modifica alla scocca della targa troppo onerosa, decidendo quindi di non declinare la turbo nella versione aperta.
Sulla Rainbow i parafanghi anteriori e posteriori sono allargati per poter ospitare cerchi in lega da 16“ con gomme da 205/50 VR15 all‘anteriore e 225/50 V15 al posteriore, misura certamente impressionante nella seconda metà degli anni 70. Per le coperture la scelta ricade sui Pirelli P7, quanto di meglio disponibile all‘epoca come pneumatici per vetture ad alte prestazioni. Assetto, impianto frenante, cambio manuale a 4 rapporti e sospensioni sono quelli della 930 turbo di serie, così come spoiler anteriore e posteriore. Il propulsore è il classico 6 cilindri boxer da 2.992 cc, sovralimentato con turbina KKK azionata dai gas di scarico e tarata a 0,85 bar.
Se dal punto di vista tecnico e del comportamento dinamico ci troviamo di fronte alla declinazione targa della 930 turbo, il discorso cambia radicalmente analizzandone gli interni e la dotazione di bordo, dove troviamo il meglio della tecnologia disponibile negli anni ‘70, come da tradizione per la firma di Sandweg.
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