Osservando questa Harley Davidson XLH 883 trasformata in racer dal giapponese Koichi Fujita di AN BU ci accorgiamo davvero dell'abisso che esiste tra questa moto e quelle moderne, e non parlo dell'uso dell'iniezione rispetto ai tradizionali carburatori.
Basta scorrere le schede tecniche di un qualsiasi moto moderna e tra piattaforme inerziali , controlli di trazione, antinpennamento, brake cornering, mappature per ogni tipo di condizione metereologica, schermi a cristalli liquidi , un altro milione di aiuti elettronici che non sto qui a nominare , ci rendiamo conto che davvero queste moto sono preistoria.
Ma pur accusando questo divario tecnico, una distanza quasi siderale , accentuato anche da un aspetto volutamente poco curato , vissuto, questa moto attira molto i miei gusti.
Niente di ricercato che ti possa dare pensiero di un eventuale graffio e o segno sulla vernice , anche ogni segno in più è come un cicatrice segno di un lotta, insomma on bell'attrezzo fatto si puro metallo dove tutto è reso essenziale e funzionale con soluzioni ultratradizionali e analogiche, roba che che ti da la sicurezza che con un pò di fortuna e manualità riesci a ripara o sistemare cosi da continuare il giro o tornare a casa.
Non so se questo preferenza è dettata dall'età che ormai avanza, ma forse è più la volontà di possedere una moto dove sei ancora tua a decidere e non l'elettronica e che non sia troppo curata da diventare prigioniero dell'oggetto stesso.
Insomma è un mezzo anacronistico per questo nuovo millennio, che difficilmente troverà l'apprezzamento dei giovani o di chi è votato alla tecnica e alla performance , ma a me piace e tanto mi basta.
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