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​VIRALE 1010 The Anticonventional 10" Minisuperbike



Quando si parla di folli visionari che inseguono il loro sogno a due ruote, tutti pensano subito a John Britten, e la storia di questa piccola anticonvenzionale superbike è legata a filo doppio con con quel personaggio. In modo caparbio quelli di Virale hanno lavorato per concretizzare un idea folgorante che nasce nel 2016 , quella di costruire versione di 10 pollici di una superbike.




"Eravamo possessori di una di quelle in commercio, sapevamo quanto fossero divertenti e, per i comuni mortali, con sensazioni molto prossime alla guida in pista. 
L’instante fotografa due appassionati di moto, amici, motociclisti stradisti, uno quasi quarantenne, l’altro con pochi anni in più: quelli che bastano per aver vissuto l’epoca d’oro delle 2 tempi, delle Ducati “vere” con a casa il poster di una Britten, di fronte a quello di una RC30: entrambe poster senza carena. Iconografia di pura tecnica."


Analizzando le varie possibilità quella di togliere la forcella e fare qualcosa di simile ad un sistema Hossack/Britten li ha subito conquistato. E’ quasi inedita su una moto così piccola. Inoltre sapevano che la compattezza della moto e la destinazione esclusivamente racing, avrebbe, secondo i loro calcoli, attenuato e reso pregi i difetti tipici di tali sistemi.
Questo sistema, unito ad un posteriore progressivo (anche questo inedito su una 10 pollici) e un telaio completamente scomponibile, gli permetteva la possibilità di regolare qualsiasi parametro ciclistico, cosa fondamentale su una moto così “strana”. Inoltre pochi conoscono parametri di torsione/flessione e quote fondamentali di una ciclistica cosi piccola, non  apri un libro e trovi i numeri che probabilmente funzionano a dovere. L’utilizzo poi di due monoammortizzatori gli dava la possibilità di utilizzare componenti decisamente più semplici da regolare rispetto ad una piccola forcella.


Con questi input progettuali hanno cominciato a disegnare e studiare ipotesi di realizzazione, questo per i primi mesi del 2017. Essendo sprovvisti di un officina vera, hanno dovuto risolvere anche problemi di produzione pura. Nella vita si occupano di altro ma hanno un discreto background di industrializzazione, quindi sono stati in grado di contenere comunque i costi. Si sono appoggiati a tutto quello che anni fa non c’era e non era pensabile. Stampe 3D funzionali a basso costo, lavorazioni 5 assi economiche e simulazioni di tutti i generi. Il risultato è che la moto è stata assemblata in maniera semplicissima, senza nessuna macchina utensile. Non ne avevano. Nonostante tutto questo, complice il sistema di sospensioni, il disegno telaio che hanno ottenuto è sia abbastanza inusuale ma allo stesso tempo dalle linee classiche. Cosa che non accade spesso con soluzioni anticonvenzionali.


A fine 2017 sono approdati per la prima volta in pista e la moto li ha convinto subito: si sono resi conto che era davvero bella da guidare.


Per tutto il 2018 un pilota bresciano molto veloce e dalla lunga carriera, Fabrizio Perotti, ha dato una mano a capire se il limite fosse abbastanza avanti e la risposta è stata positiva: la prima 1010 assemblata andata in pista girava con i tempi delle moto concorrenti. E anche gente terrestre che l’ha provata ne è rimasta entusiasta.
Questo li ha spinto a fare ancora dei miglioramenti e costruire la moto attuale, quella in commercio, che è allo stato definitivo e affiancano il proto 2018. Hanno partecipato alla prima edizione del Moard, come designers, insieme a nomi d’eccezione, portando il concetto di piccola special da pista, come un innovazione.


E’ un oggetto destinato ad appassionati di tecnica e design funzionale. E nonostante tutto il costo è, ovviamente più alto della concorrenza, ma secondo noi accettabile considerando sviluppo e contenuti.


Tutto è stato frutto del lavoro di due sole persone, senza sponsor, con autofinanziamento: progetto, assemblaggio, lavoro in pista, foto, video on board, sito e parte social. A cui poi si è affiancato un pilota fenomenale, Fabrizio: rispetto a modelli statici o da pura esposizione, queste piccole moto vengono misurate con il cronometro e senza un professionista che indirizzasse lo sviluppo sarebbe stato impossibile arrivare a risultati di rilievo.
Si sono anche occupati direttamente della promozione del brand e senza fare numeri da capogiro, abbiamo un buon gruppo di veri affezionati. 


Escluso chi li ha visto in pista nessuno conosce i lor volti, non compaiono mai. Si ispiriamo ai Daft Punk. In un epoca dei personalismi portati all’eccesso, loro vanno controcorrente, pubblicando solo immagini e parlando esclusivamente di moto e di chi le guida.



Le caratteristiche principali della 1010 sono:

Telaio in alluminio completamente scomponibile senza alcuna saldatura
Sospensione anteriore tipo Hossack-Britten con leveraggio progressivo impostabile su più livelli, regolazione d’altezza e di angolo di inclinazione easy to setup
Sospensione posteriore con leveraggio progressivo e altezza modificabile
Serbatoio portante in alluminio
Monoammortizzatori costruti su misura dal pieno Raimodi Suspension


BRITTEN

Durante lo studio della 1010 c’è stato un attimo in cui hanno fatto loro alcuni concetti inventati da John Britten.

"E’ stato tutto molto curioso, io lo conoscevo poco, ma il mio compagno di avventure sì, me lo ha presentato come un caposaldo: chiaro che quando decidi di non usare una forcella tradizionale, salta sempre fuori il suo nome. Ma la sua storia va oltre. Britten è il racconto di una passione assoluta, completa e totale verso un progetto. La sua V1000 è la miglior moto mai prodotta di tutti i tempi, una pietra miliare. E’ una moto che fa sembrare una RC30 una moto commerciale, o una 916 qualcosa di ovvio.

L’ha costruita da solo, in garage, costruendo attorno ad un motore portante il primo telaio in carbonio, mettendoci una sospensione alternativa anche al posteriore, producendo da solo le fusioni del più potente 2 cilindri a V dell’epoca, tutto con il principio cardine della massima efficienza aereodinamica moto-pilota.
L’anteriore era cosi atipico perché secondo lui era la soluzione con migliore rigidità e minore sezione frontale possibile, ponendo anche il radiatore al posteriore per sfruttare i flussi residui. La carena integrale non serviva con questa configurazione, anzi era peggiorativa."


Risultato? Dalla Nuova Zelanda la moto auto-costruita da un solo uomo ha vinto tutto le gare di categoria, risultando una delle migliori moto di sempre, cronometro alla mano.

"Il nostro progetto non può nemmeno avvicinarsi lontanamente al risultato e al genio di John, ma nella nostra passione, nelle notti insonni, nella fatica ad arrangiarsi per far quadrare conti e tempo, ci siamo sentiti molto vicini alla sua filosofia per la quale la moto aveva un anima, doveva avere meno pezzi possibili ed ognuno almeno due funzioni. E soprattutto doveva essere un sogno a occhi aperti.

Con un azzardo, ci siamo quindi messi in contatto con la famiglia Britten, che ci ha risposto!

Gli abbiamo presentato il nostro progetto, la nostra passione, i vari avanzamenti e abbiamo richiesto il loro parere sul realizzare una versione tributo con i colori iconici della V1000. Non voleva essere una piccola replica (la 1010 è diversa in quasi tutto), ma un vero e proprio omaggio a John, nel senso ancestrale del termine: un ringraziamento alla passione che ci ha regalato e che rappresenta.


La loro risposta è stata qualcosa che porteremo con noi per sempre: non solo ci hanno autorizzato a produrre un esemplare (unico e non in vendita) con i colori della V1000, ma che potevamo considerarlo un tributo autorizzato. Ci hanno poi messo in contatto con Bob Brookland che ha curato la realizzazione delle verniciature di praticamente tutte le Britten, lavorando a fianco di John. E anche il suo entusiasmo è stato incredibile! Si è offerto di verniciare lui le nostre piccole carene… Diciamo che non ce la siamo sentita di arrivare a tanto, allora ci ha gentilmente inviato i campioni colori di una Britten! In una busta con annotate la descrizione per realizzarlo.

Terminato il nostro esemplare di 1010 JB abbiamo inviato loro delle immagini che mostrassero il risultato: ci ha risposto direttamente la moglie di Jonh, Kirsteen, con alcune parole che terremo per noi, spronandoci poi a far ricordare ai giovani la storia di un sogno nato e vissuto in Nuova Zelanda.

Chissà, un giorno, speriamo di portare nel posto esattamente opposto all’Italia, una piccola, piccola moto, e fotografarla vicino alla moto più grande di sempre."

Ci piace citare Jim Hunter a proposito di John Britten nel meraviglioso cortometraggio “Reflection of a Dream” di Eric Gulbransen & Bob Robbins:
"Most of us live out our lives in the shadows cast by our dreams... only once, maybe in a lifetime, will you meet somebody who actually steps out into the light." 


VIRALE TWELVE

L’incontro con Fabrizio Perotti ha dato la consapevolezza che potevano essere una squadra in grado di costruire anche qualcosa di più tradizionale e farlo comunque funzionare.
Ecco allora che hanno deciso di fare qualcosa di opposto al precedente progetto:
una 12 pollici, con telaio in acciaio a traliccio e sospensione anteriore tradizionale.

Nasce da due idee: questa volta deve essere abbastanza allineata al costo delle moto concorrenti e deve essere più comoda della 1010 per persone più alte. 
Potevamo costruire una 1212 simile alla 1010, ci avrebbero messo poco, ovvio che l’hanno abbozzata, ma non sarebbe stata una sfida come ribaltare tutto per vedere se anche con concetti opposti potevamo fare qualcosa di buono.


Beh pare che ci sono riusciti. La Twelve ha fatto record di categoria in qualche pista,con i primi clienti soddisfatti e la Virale è passata da esperimento personale a piccola startup, sempre autofinanziata ed indipendente, con sede a Brescia.


"Ci aspettano altre nuove sfide, non ci interessa fare una produzione forsennata per combattere l’agguerrita concorrenza, in alcuni casi cinese: ci interessa fare alcuni prodotti, realizzati con cura, magari su misura per il cliente, che aspetta magari qualche settimana in più ma per avere una piccola moto che può cucirsi addosso e fare bagarre con gli amici nel tempo libero. O perché no, avere una piccola 1010 in ufficio, a casa o in salotto.
Sono solo motorette, ma puntiamo a fare quelle migliori che si possono fare.
PS.: ovviamente durante il progetto Twelve ci è scappata nuovamente un po’ la mano… la Twelve ha un estetica controcorrente, un telaio innovativo che si ispira non ad un pit bike, ma ad una 888, un sistema patent pending di regolazione immediata dell’angolo del canotto, una sospensione posteriore progressiva a due modalità, con regolazione continua dell’altezza al posteriore….."



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