Antonino Traina mi invia le foto della sua Honda CB 400 Four Cafe Racer e la storia di questa moto che nasce da un sogno , dai ricordi di gioventù e da 10 anni di continui lavori .
La moto è particolarmente curata, d'altro canto ha avuto tempo per lavorarci , molto più di tante Four che vedo arrivare dall'altra parte dell'oceano e che girano sul web
"Il tutto ebbe inizio una notte della primavera del 2002,primo anno passato da emigrante nella capitale,quando in sogno mi apparve una moto,si nuda, ma anche non proprio moderna, alla moda come quelle che cavalcavo negli ultimi anni,sempre piu’ potenti ma scomode.........
Un sogno che stranamente ricordai la mattina successiva,cosa rara nella mia vita. In quel sogno c’era una moto poggiata sul cavalletto laterale,come se fosse sempre pronta a partire. Una moto nera, con telaio rosso e scacchi piccoli a contornarla. E la sagoma era ben definita:senza dubbio una Honda Cb 400 Four. All’eta’ di 25 anni non ne avevo viste tante cb,ma i miei ricordi mi portarono subito in quel vicoletto compagno di tante avventure, di tante elaborazioni,di tanti perni rotti o spanati indietro di piu’ di 15 anni,quando insieme al fratello piu’ grande si lavorava nell’officinetta sotto casa.
Li un suo cliente venne a vedere a che punto fossero i lavori alla sua Alfa,arrivando su una moto,appunto una bellissima CB 400 Four amaranto, che ricordo ancora nei suoi minimi dettagli,ilsuo perfilo sul serbatoio,il rubinetto benzina,i blocchetti elettrici… Ancora intontito dal sonno provai a disegnare quel sogno,utilizzando un semplice programma di grafica su un’immagine di una cb 400, e il risultato finale(pur essendo io scarso in disegno…)fu un vero successo.
Partito alla ricerca di una cb 400 alla quale dare una seconda vita, mi imbattei in un annuncio su PortaPortese, noto giornale di annunci di roba usata romano. Il tizio vendeva la sua cb 400 (malmessa) alla modica cifra di 400 euro, con la condizione necessaria di portarmi via TUTTI i ricambi doppioni nel box… Ringrazio ancora la moglie che lo obbligo’ a far posto nel box per poter mettere la roba del bimbo… Una moto ferma da 4 anni,che parti pero’ subito,trapiantata con una batteria da scooter presa al volo da un ricambiata. Riempimmo la mitica Clio della mia collega Antonella di ricambi Honda,mentre l’olio esausto scolava via nel portabagagli… Pochi km sul raccordo anulare,senza forzare,per sgranchirla da un letargo di quasi un lustro…
La mattina seguente via al primo cambio dell’olio,controlli vari,batteria ripristinata e…via! Direzione porto di Napoli,attendendo il traghetto verso la Sicilia. Certo farsi 200 km con una moto della quale non si conosce l’affidabilita’ e’ un rischio…ma l’incoscienza e’ uno dei fattori fondamentali di noi motociclisti… Il tragitto che avevo fatto decine di volte stavolta mi parse molto piu’ lungo del normale,con soste quasi ad ogni autogrill per rifocillarmi di the caldo (a giudicare dalla nebbia incontrata ricordi che le temperature erano piuttosto basse) e finalmente arrivo al porto di Napoli. Un traguardo.Si perche’ una volta sbarcato a palermo la strada da fare e’ poca, cosi arrivo a casa, tra gli sguardi stupefatti di tutti, che mi vedevano tornare a casa ogni volta con una moto “nuova” e non certo con un pezzo di ferro (malmesso) come questo… Ma vaglielo a spiegare a loro…
Una volta in box si iniziano i lavori con un unico imperativo:SMONTARE TUTTO E RIFARE TUTTO DA CAPO. Tutti i pezzi sono stati fotografati,catalogati e sistemati in vari cartoni. Il telaio ha subito subito una bella verniciata rossa dal tocco piu’ sportivo,mentre la carrozzeria ha preso un bel colorito nero lucido,ornato dagli ormai famosi scacchi stile cafe racer.
Manubrio Tomaselli Condor pluriregolabile (dell’epoca) Il motore viene controllato,pulito carter e vaschette carburatori lucidati,cavi pipettedal colore rosso racing,abolizione dell’air box per dar sfogo a 4 funghetti di aspirazione libera, e marmitta 4in 1 aperta… Forse troppo,visto che per carburarla ho provato e riprovato, fino ad incontrare il mitico Carlo Morelli,punto di riferimento nelle elaborazioni delle Four,nonche’ unico europeo a partecipare al progetto Honda a pistoni ovali, che mi aleso’ a mano i getti senza che sentisse in moto il motore,riuscendo nell’impresa…
Da allora la moto non e’ stata mai completa, ma come dico io, ogni volta che si apre il rubinetto della benzina, inizia un’altra storia. Sella monoposto in vetroresina,trasmissione passo 520,ammortizzatori posteriori con serbatoio ad azoto,forcella piu’ performante,cerchi da 17 con mozzi in ergal ricavati dal pieno,impianto frenante anteriore con disco da 320 e pinza in ergal , disco freno al posteriore,sono tra gli ultimi interventi effettuati ( a dire il vero quelli che ricordo…) ma che sicuramente non saranno gli ultimi.
Gli appunti li faccio alla fine della storia e sono per due piccoli particolari le strisce a scacchi avrei evitato di metterli su codino e fianchetti e il logo e la mancanza di una qualsiasi forma di parafango anteriore , va bene l'estetica ma la funzionalità ha sempre la sua importanza , mentre la presenza ancora delle pedane passeggero mi fanno supporre che oltre alla sella monoposto ci sia anche una biposto , altrimenti sarebbero inutili .
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